giovedì 8 marzo 2012

Basta solo non deragliare

Le città imperiali, l’Oceano Atlantico e il Mediterraneo, la città di Fez patrimonio dell’Unesco, la caotica e “moralmente sporca” Marrakech, il deserto, l’Atlante, la calma e ricca Dajla dalle spiagge bianche, il Morocco Mall (il più grande centro commerciale d’Africa di “soli” 250000 m²), la moschea Hassan II sul malecon maghrebino di Casablanca, les enclaves spagnole di Ceuta e Melilla, l’incessante mercato del contrabbando di Nador, lo stretto di Gibilterra, le grotte di Ercole, la bella ed elegante Tangeri adagiata sul mare...basta solo non deragliare.
Sì, perché se il treno uscisse fuori dai binari di quel che è lecito vedere, ci si potrebbe catapultare in uno dei tanti quartiers informels spuntati come funghi nella periferia delle grandi città, soprattutto a Casablanca (per dirne una). Tecnicamente, i quartieri informali sono delle zone urbane che non esistono in nessun piano urbanistico. I loro occupanti non sono nè proprietari nè locatari e le costruzioni sono giuridicamente illegali. Nella peggiore delle ipotesi non c’è nè acqua nè luce ma a Dar Bouazza l’elettricità ci è stata portata da qualche anno perché la popolazione non si sposterà mai più da quel terreno sabbioso con le fogne a cielo aperto e la spazzatura dappertutto.

E quelle case basse e di lamiera piantate lì da ormai vent’anni verranno distrutte per far spazio ad alloggi popolari, costruiti all’uopo nella stessa area, periferica quanto dimenticata, nell’ambito del progetto Villes sans bidonvilles. Potrebbe forse essere un bene, considerando che attualmente a Dar Bouazza non c'è nemmeno spazio per l'infanzia e orde di bambini imparano a leggere e a scrivere stipati in garages bui spesso senze finestre e a colpi di bacchetta di un'educatrice che quasi sempre non ha alcun titolo per essere considerata tale. Certo, niente di nuovo. O meglio, tutto in linea con le contraddizioni di uno “Stato avanzato”.

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