lunedì 30 maggio 2011

La moderna schiavitù d'oltremare


Parlano italiano, sono tunisini, guadagnano poco e costano meno. Spesso non sono mai stati in Italia, è grazie a Rai Uno che molti hanno imparato l’italiano. Quasi ogni giorno ci parliamo al telefono. Loro scelgono un’identità italiana per parlare con l’Italia. Noi crediamo che siano vicini, giusto dall’altra parte del filo. E invece, anche se si chiamano Paola, Marco, Christian, Stefania, sono al di là del mare.
Funziona così: stando comodamente seduto sul divano di casa chiami il tuo operatore telefonico per avere assistenza (Vodafone, Wind, Tim, etc…) e ti rispondono loro direttamente da Tunisi, scomodamente inchiodati ad un pc.
É questo il mondo dei call center offshore.

mercoledì 25 maggio 2011

A spasso con Tata Hedia...

Tata Hedia è una tunisina normale. Madre senza portafoglio (perché lo gestisce il marito) di cinque figli. Tata Hedia ha una ciste al seno e ha deciso di farsi curare. Incolume dopo aver superato le prime peripezie, è riuscita ad ottenere un appuntamento per fare la biospia e prelevare un campione di tessuto per capire di che natura sia la sua ciste. L’appuntamento era previsto per stamattina, esattamente alle nove.
Dopo una notte insonne, di buona lena, al mattino, Tata Hedia si incammina verso l’ospedale pubblico, digiuna. Nonostante abbia fissato tutti gli appuntamenti, Tata Hedia viene spedita da 18 impiegati diversi (contati uno ad uno), tra infermieri, medici e portantini dislocati nei primi tre piani del padiglione di radiologia. Fa la fila per pagare. Tre file diverse per tre differenti analisi. Chi piange, chi grida, chi litiga, chi si lamenta, miriadi di persone, soprattutto donne che compostamente aspettano il loro turno, ignorando che forse non arriverà mai, almeno per oggi.

lunedì 23 maggio 2011

Tunisia, non è tutto oro quello che luccica

Sono sfiancata. Per un mese ho vissuto in un flipper. In cui ero la pallina. In una  complicatissima partita in salita (proprio come in un flipper) sono stata scaraventata davanti a più di venti impiegati pubblici, altrettanti tassisti e sei poliziotti senza capire se chi mi stesse ascoltando avesse capito o meno di cosa avessi bisogno, senza sapere se mi avessero dato informazioni corrette o meno, senza capire se quello che stavo facendo corrispondesse ad una procedura esistente o meno. Sono passata dall’impiegato del comune di un quartiere periferico e dei più malfamati di Tunisi, che rantolava parole in un francese stentato senza essere in grado di leggere i documenti che avevo, al direttore di chiaro stampo RCD (l’ex partito di Ben Ali) che bivaccava sulla scrivania priva di fogli e computer con la sua ingombrante pancia abbondantemente fuori dai pantaloni come in un film di Peppone e Don Camillo.

domenica 22 maggio 2011

Ennasr, alle prese con l'architettura moderna

La moschea di Ennasr
Nasser non é la reincarnazione del Presidente egiziano Gamal Abdel Nasser. Non é nemmeno il joli prénom di un avvenente ragazzo. É piuttosto un quartiere, forse uno dei più moderni e più in voga di Tunisi. La rampante borghesia tunisina e un numero esiguo di stranieri ostentano la loro ricchezza rincorrendosi tra le quattro mura di una costruzione nuova, uguale a schiere di tante altre e preferibilemente con balconi di piccole dimensioni. A Nasser si potrebbe essere in qualunque posto nel mondo. Nasce come quartiere residenziale e si considera discretamente chic. Tanti palazzi uno accanto all’altro. Attaccati, senza lasciare nemmeno uno spiffero d’aria tra l’uno e l’altro. Preferibilmente tutti bianchi quasi della stessa serie. Come tante batterie di polli d’allevamento. Sono le sfumature quelle che cambiano e ogni tanto, qua e là, si intravede qualche tocco di grigio chiaro, beige o rosa.

domenica 15 maggio 2011

C'é ancora verde a Sejnane

Sejnane é un posto strano. Il classico villaggio da turismo responsabile dove peró fino ad ora non é arrivato nemmeno quello. Una regione di quarantatremila persone dopo Bizerta, nel nord della Tunisia. Il tasso di analfabetizzazione é il più alto del Paese. SeicentoOttanta diplomati sono disoccupati. Anche il tasso di alcolismo é il più elevato della Tunisia ma sarebbe già un bene se i giovani, coloro cioé che bevono di più, consumassero ‘normali’ bevande alcoliche invece di preferire, per pure ragioni economiche, l'alcool puro (mezzolitro costa cinquecentomillim ossia più o meno duecentocentesimi di euro) comprato in un qualsiasi negozietto e mescolato alla buona con succhi di vario genere. Anche il tasso di violenza é piuttosto elevato. Ma laddove gli uomini ci stanno malino, le cicogne sembrano aver trovato un ottimo microclima e hanno occupato quasi tutti i pali dell'elettricità della regione dando un’immagine davvero caratteristica. I treni ci arrivavano ma adesso non più, resta solo uno spettacolare esempio di architettura urbana. Le vacche ci sono e nemmeno troppo magre. Il verde pervade ogni angolo accompagnato da un’armonica foresta. A parte la povertà, l'unica ragione per la quale la regione é conosciuta, é legata alle poteries de Sejnane. Le donne, infatti, da qualche anno si sono accorte che cuocendo l'argilla, dandole una forma e poi decorandola, vengono fuori delle ceramiche molto particolari, autentiche e esteticamente belle che sono diventate il simbolo del villaggio. Oltre a rappresentare un'opportunità di guadagno per tutta la famiglia. Le ceramiche, essendo di argilla, sono molto fragili e se troppo a contatto con l'acqua si decompongono in fretta. Io le definirei un ottimo esempio di quel noto 'dal letame nascono i fior', ossia come dal niente si possa riuscire a creare qualcosa di graziosamente prezioso.

martedì 10 maggio 2011

Noi difendiamo l’Europa

Non sapevo che nel 1996 Gheddafi avesse ucciso 1200 persone in una sola notte nel carcere di Tripoli. Ovviamente nascondendo i cadaveri e non dicendo come fossero stati ammazzati. Inutile chiedersi il perché. Per fortuna riesco ancora a stupirmi e a considerare tante 1200 persone anche se so benissimo che non è stata la prima e non sarà quella l’ultima volta ma…Gheddafi è lo stesso omino che quasi per una sola notte ha bloccato, in occasione della sua ultima visita in Italia, il palinsesto della tv nazionale per mostrare al grande pubblico quanto fossero belli ed eleganti i suoi cavalli libici. E so che se non fosse cominciata questa guerra, tanti avrebbero continuato ad associarlo all’eleganza dei suoi cavalli. Questo sì che mi stupisce.

Drammaticamente attuale il documentario ‘Noi difendiamo l’Europa’ di Roman Herzog, autore e documentarista tedesco, sulla detenzione illegale degli immigrati africani stranded, cioè arenati nei Paesi nordafricani, in particolare in Libia, uscito nel 2009. A parte l’ingiusta quanto eclatante violazione dei diritti umani di cui sono vittime immigrati e non solo (valido motivo per il quale andrebbe ascoltato attentamente), mi hanno colpito due punti.

diecimaggioduemilaundici

Mi presento.

...

Tempo fa i miei occhi si sono soffermati su una frase: La gente non legge e se legge non capisce e se capisce, dimentica.
Ecco perché ho pensato ad un blog: per trattenere.

Proprio oggi che è il dieci maggio. Dopo ieri che era il nove maggio e prima di domani che sarà l'undici maggio, auspicando che non siano vere le previsioni del terremoto romano.