martedì 27 settembre 2011

Sarebbe bello avere uno Stato


Carta d’identità
di Mahmoud Darwish

Prendi nota
sono arabo
carta di identità numero 50.000
bambini otto
un altro nascerà l’estate prossima.
Ti secca?

Prendi nota
sono arabo
taglio pietre alla cava
spacco pietre per i miei figli
per il pane, i vestiti, i libri
solo per loro
non verrò mai a mendicare alla tua porta.
Ti secca?

Prendi nota
sono arabo
mi chiamo arabo non ho altro nome
sto fermo dove ogni altra cosa
trema di rabbia
ho messo radici qui
prima ancora degli ulivi e dei cedri
discendo da quelli che spingevano l’aratro
mio padre era povero contadino
senza terra né titoli
la mia casa una capanna di sterco.
Ti fa invidia?

venerdì 23 settembre 2011

Al-Gaddafi International Price for Human Rights

Il web mi stupisce ogni giorno di più. O forse sono solo io a stupirmi ancora. Bene, non sapevo che esistesse un Premio Gheddafi per i diritti dell’uomo.

A quanto pare, nel 1988, il presidente della Libia, Mouammar Kadhafi, aveva istituito un premio internazionale da attribuire alle personalità o alle organizzazioni che si distinguevano per la loro attenzione ai diritti dell’uomo. Non è un caso, forse, che tutti gli illustri personaggi che hanno ricevuto il premio abbiano dei legami ecoomici e politici piuttosto forti con l’ormai introvabile Gheddafi. Fin qui tutto bene. La cosa drammatica, però, è che la maggior parte dei premiati è passata alle cronache per l’elevato non rispetto dei diritti umani, soprattutto nei confronti degli oppositori, primo fra tutti Fidel Castro. Per non parlare di Hugo Chavez o di Daniel Ortega. Fino ad arrivare all’ambiguo Louis Farrakhan della Nation of Islam, amico di vecchia data del nostro Muammar. L’ultimo ad essere insignito del premio, nel 2010, è stato il Primo Ministro turco Erdogan. Chissà cosa stessero tramando alle nostre spalle.

Per ulteriore info, ecco il link del sito ufficiale del premio:  
http://www.gaddafiprize.org/French.htm
           

sabato 17 settembre 2011

Le système est bon, mais il a perdu la raison


« Le système est bon, mais il a perdu la raison: l’économie doit être au service des hommes, et non l’inverse. »

Così Heinz Bude, professore di sociologia all’università di Kassel, descrive ‘cette jeunesse qui veut un avenir’. E ha ragione.

mercoledì 7 settembre 2011

Artocratie en Tunisie

Io e Hamza ci siamo finiti in mezzo per caso. 
- Artocratie en Tunisie -
Una delle più interessanti librerie di Tunisi, la Mille Feuilles (che ho adocchiato da quando sono arrivata perché è l’unica ad esser rifornita delle mie adorate graphic novels) ha organizzato un’installazione Artocratie en Tunisie che si è ispirata al progetto InsideOut di JR (http://jr-art.net/). Sei fotografi hanno percorso il Paese immortalando cento persone, simbolo della diversità della popolazione e ne hanno affisso i ritratti nelle strade di Tunisi, in particolare in un quartiere, La Marsa. Il senso era quello di provare a fotografare la democrazia, il potere e la diversità di un popolo. Soprattutto in un Paese in cui, per anni, sono state affisse solo le gigantografie del suo presidente. Gli autori della pubblicazione hanno rinunciato ai loro diritti in favore della ong tunisina Tunisie Unie. E JR ha partecipato al progetto seppure contribuendo da New York.

martedì 6 settembre 2011

L'educazione dello sguardo

[...] Nell’islam abbiamo una pratica particolare che si chiama “educazione dello sguardo” perché lo sguardo esprime molte cose. Ci sono uomini che hanno un’aria molto seria, ma che hanno uno sguardo pernicioso, malsano, che infastidice, che mette a disagio...[...] di Aicha El Hajjami.

Donne marocchine raccontano il loro Paese. E il loro impegno in campo sociale, medico, giuridico e culturale. 
Sullo sfondo ci sono l'introduzione della Mudawana, il nuovo Codice di famiglia marocchino e la carovana del libro che da ormai quasi cinque anni porta libri nelle zone rurali del sud del Marocco dove i libri sono 'rari come la pioggia'.

sabato 3 settembre 2011

Democracy is not just about voting


Democracy is not just about voting. On Saturday, September 3rd, go out to the street and make your voice heard.

Anche in Israele ci si comincia ad indignare. Finalmente. Ma non è ancora abbastanza. Step by step.