domenica 15 maggio 2011

C'é ancora verde a Sejnane

Sejnane é un posto strano. Il classico villaggio da turismo responsabile dove peró fino ad ora non é arrivato nemmeno quello. Una regione di quarantatremila persone dopo Bizerta, nel nord della Tunisia. Il tasso di analfabetizzazione é il più alto del Paese. SeicentoOttanta diplomati sono disoccupati. Anche il tasso di alcolismo é il più elevato della Tunisia ma sarebbe già un bene se i giovani, coloro cioé che bevono di più, consumassero ‘normali’ bevande alcoliche invece di preferire, per pure ragioni economiche, l'alcool puro (mezzolitro costa cinquecentomillim ossia più o meno duecentocentesimi di euro) comprato in un qualsiasi negozietto e mescolato alla buona con succhi di vario genere. Anche il tasso di violenza é piuttosto elevato. Ma laddove gli uomini ci stanno malino, le cicogne sembrano aver trovato un ottimo microclima e hanno occupato quasi tutti i pali dell'elettricità della regione dando un’immagine davvero caratteristica. I treni ci arrivavano ma adesso non più, resta solo uno spettacolare esempio di architettura urbana. Le vacche ci sono e nemmeno troppo magre. Il verde pervade ogni angolo accompagnato da un’armonica foresta. A parte la povertà, l'unica ragione per la quale la regione é conosciuta, é legata alle poteries de Sejnane. Le donne, infatti, da qualche anno si sono accorte che cuocendo l'argilla, dandole una forma e poi decorandola, vengono fuori delle ceramiche molto particolari, autentiche e esteticamente belle che sono diventate il simbolo del villaggio. Oltre a rappresentare un'opportunità di guadagno per tutta la famiglia. Le ceramiche, essendo di argilla, sono molto fragili e se troppo a contatto con l'acqua si decompongono in fretta. Io le definirei un ottimo esempio di quel noto 'dal letame nascono i fior', ossia come dal niente si possa riuscire a creare qualcosa di graziosamente prezioso.
A casa di Madame Toufa’a non c’é niente. O meglio ci sono almeno cinque persone rigorosamente scalze. I loro piedi sono sporchi, callosi e deformati dalla fatica. Due dei suoi fratelli sono affetti da handicap, un altro é molto violento e spesso se ne rimane in disparte. In ogni stanza c’é solo un letto arrangiato alla bene e meglio. Nella corte qualche sgabello di plastica e si mangia soprattutto pane fatto in casa, tabouna. I due cani che scorazzano hanno zecche molto evidenti, credo anche il gatto che mi gironzola intorno. I panni lavati sono appesi proprio come la vita della famiglia che scorre lenta e senza pretese. Per fortuna in casa arriva l’acqua. La famiglia non ha reddito. Peró la campagna riesce ad avere la meglio. Puó contare su qualche gallina, quattro vacche e le verdure piantate nel campo. La frutta non c’é.
Osservandola mentre mi parlava, mi chiedevo se Madame Toufa’a fosse felice. Non credo si sia mai posta una così inutile domanda. Sarebbe un lusso e, poi, con i lavori di casa, la campagna, la famiglia e le ceramiche, non c’é tempo per pensare alla felicità. E pensare al surplus non servirebbe a niente. In fondo, a cosa serve pensare a qualcosa che non c’é?

2 commenti:

  1. Stupenda descrizione...sembrava di essere a Sejnane.
    In effetti, non conoscevo veramente tutta la Tunisia, anche se delle cicogne avevo già sentito parlare...ma ora grazie a te Sì

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