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- Beirut, settembre 2014 - |
Abou Maher lo incontrai per caso. A dire il vero, la prima volta fu lui a richiamare la mia attenzione dato che io non mi ero nemmeno resa conto della sua presenza. Mi accolse con una certa circospezione ma solo più tardi ne capii il motivo: stavo camminando sul suo territorio senza nemmeno essermi presentata. Abou Maher fa il portiere. É da sei anni che, con sguardo indagatore, osserva chi entra e chi esce da un anonimo palazzo di un quartiere cristiano di Beirut.
Abou Maher, ha 46 anni ma ne dimostra dieci in più, ha cinque figli e vive negli stessi sei metri quadrati in cui lavora. Per essere siriano, tutto sommato, è stato anche abbastanza fortunato.
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- Beirut, settembre 2014 - |
Insieme ad Abou Maher c'è la moglie, la sua seconda moglie. Ho sempre ignorato il suo nome. A dire il vero, forse ho commesso l'imperdonabile errore di non averglielo mai chiesto. Lei ha 41 anni ed è madre di sette figli, tutti lasciati in Siria. Uno è morto durante la guerra e uno, di soli 15 anni, ha passato 5 mesi in carcere, per lo stesso motivo. Ma lei riesce sempre a trasmettere serenità. Non è scolarizzata, lo si capisce dal modo in cui parla e dai concetti semplici che esprime. Ma è buona e non si arrabbia mai.
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- Beirut, settembre 2014 - |
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