[...] Leggiamo i giornali e siamo consci
della terribile epidemia di follia che sta imperversando sulla Nazione. Uomini
e donne distolti dalla loro fattoria autosufficiente, e convertiti a vita da
stipendiato nelle città, attratti da oggetti perfetti che non possono ottenere
altrimenti. Le loro grandi aspettative vengono
presto dissipate. Per pagare l'affitto di una stanza male arieggiata sopra una
bettola, sono costretti a lavorare quindici ore al giorno, sei giorni alla
settimana. Il loro unico giorno di riposo è trascorso in una dissoluta
confusione di alcool e trattamenti licenziosi. Sono divenuti inconsapevolmente
schiavi della loro paga: strumenti nell'accumulazione del capitale per un
manipolo di plutocrati senza volto. Sono torturati, giorno e notte, dalla paura
di un imminente fallimento. Sanno bene che il fallimento economico conduce alla
solitudine, all'indigenza e alla prigione. Sono rimasti a guardare molto spesso
inermi mentre i loro conoscenti meno fortunati si schiantavano contro le
scogliere del capitalismo. C'è poi da meravigliarsi che i manicomi siano pieni
fino a straripare di questi giovani arrivisti? [...]
Per saperne di più: http://it.wikipedia.org/wiki/L'ebreo_di_New_York
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