Se a leggerlo è una donna europea, il "Mondo di Aisha" è un
libro che ferisce, non lascia lividi ma ferisce. Si parla di donne, di donne
lontane, di donne coperte di nero "che spariscono via come gli
uccelli", di visi che non vedi, di mamme abituate a vivere la pienezza
della vita in una dimensione privata, quella che si svolge dentro le mura di
una casa, con un uomo che nella maggior parte dei casi non le vede, non si è
mai soffermato a parlarci, non le conosce, perché non è mai stato educato a
farlo e forse non gli interessa nemmeno tanto. Ne "Il Mondo di
Aisha", la donna è abituata a muoversi in un perimetro ben definito e
controllato dallo sguardo dell'uomo, è solo la madre dei suoi figli, la sua
cuoca, colei che lava i suoi vestiti e la sua compagna di letto. Non molto
altro. Lo vuole la tradizione, perlopiù. Adesso però, qualcosa sta cambiando.
Ad eccezione dei villaggi più poveri e remoti in cui la tradizione continua a dominare sulle convenzioni sociali, le donne di Sana'a rivendicano la loro dignità, lavorano, sono apprezzate per la loro professionalità e cercano il loro spazio lontano da casa.
Quando si tolgono il niqab, sono come me e te. Sono
belle, snelle, solari, sinuose, affascinanti, iperattive, piene di impegni:
sono donne. Che non meritano di essere guardate o, peggio ancora, giudicate
solo per il "cappotto" che vestono, che molto spesso vogliono
indossare per proteggersi dalla società nella quale vivono, che conoscono e
continuano a voler rispettare. In molti casi, sono donne libere nell'anima e non schiave degli
sguardi altrui...
Ad eccezione dei villaggi più poveri e remoti in cui la tradizione continua a dominare sulle convenzioni sociali, le donne di Sana'a rivendicano la loro dignità, lavorano, sono apprezzate per la loro professionalità e cercano il loro spazio lontano da casa.
Nessun commento:
Posta un commento