L.: Non mi hai detto
niente dell'Egitto. Chissà quante cose hai visto.
P.: L'Egitto. Non so da
dove cominciare...Ho preso in mano gli scavi ad Aswan. Per i prossimi anni
quella sarà la mia casa. E' bello, stiamo su un'isoletta che fa da attracco per
le feluche.
L.: Feluche?
P.: Sono delle barche con
una sola vela triangolare. Possono navigare con un filo di vento. Le vedi
passare lentamente, anche di notte. E' il primo tratto del Nilo, l'acqua è
ancora limpidissima. Un posto meraviglioso. Da una parte c'è la città di Aswan,
dove lavoriamo. In mezzo c'è un grande palmeto che attraverso ogni mattina coi
ragazzi della spedizione. Dall'alta parte del Nilo si alza una grande duna,
lunga e molto alta. Dietro quella comincia il deserto.
L.: Non ti rendi conto della fortuna che hai?
L.: Non ti rendi conto della fortuna che hai?
P.: Il fatto è che quella
non è la mia casa. Nonostante ci passi gran parte dell'anno non ho
l'impressione di appartenerci. I palmeti, le dune, gli aironi, le feluche...non
sono miei, mi capisci? Sono dei pescatori, dei bambini per la strada, dei
ragazzi egiziani che scavano con noi. A me restano i viaggi in aereo, i taxi,
la connessione internet, le partenze continue. Mi sto lamentando troppo?
L.: Un po'. Sai cosa è
peggio di partire? Ritornare. Dirsi che le tue esperienze le hai fatte ed è ora
di tornare a casa. Trovare tutto come l'hai lasciato. Niente di cambiato.
Tranne se stessi.
(da Cinquemila Km al
secondo- Manuel Fior)
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